CENTRO FOTOGRAFIA TORINO

La città sospesa

Inaugurazione: Giovedì 22 ottobre 2020, ore 19:00

ARTISTA
Fabio Oggero
QUANDO
Inaugurazione: Giovedì 22 ottobre 2020, ore 19:00
DOVE
Via Giambattista Vico 1, Torino

Phos Centro Fotografia Torino è lieto di presentare “La città sospesa. 9 marzo – 3 maggio 2020”, di Fabio Oggero.

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E’ possibile vivere l’esperienza de “La città sospesa” al link http://imagomirabilis.net/phos/ grazie al progetto 3D realizzato da Marco Garabello.

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I quasi due, lunghissimi, mesi di lockdown che hanno chiuso tutta l’Italia sono stati un’occasione unica per vedere le città e i loro spazi con occhi nuovi, in un momento inaspettatamente sospeso che ha quasi negato uno dei sensi più profondi del loro essere. Le città, dalle più piccole alle più grandi, nascono per unire e vivere insieme. I loro spazi, definiti fisicamente dagli edifici e dalle reti connettive e più astrattamente dalla molteplicità delle loro funzioni, economiche, politiche, sociali, religiose e culturali, si plasmano e crescono per offrire condizioni il più possibile favorevoli alla vita sociale dei loro abitanti.

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L’arrivo della pandemia ha offerto una chiave di lettura della città che difficilmente si ripresenterà.

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Nelle rassegne fotografiche che Urban lab ha presentato negli anni passati, Torino è stata letta attraverso molteplici filtri: le infrastrutture, i cicli storici, le stratificazioni, i valori sociali e gli aspetti culturali, lo sviluppo urbano e i suoi motori, gli stili architettonici, la crescita industriale e i vuoti che la sua assenza ha lasciato, l’utilizzo degli spazi nei modi e nei tempi. Tutte queste lenti hanno restituito sempre una città piena, dinamica e vitale.

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Le foto di Fabio Oggero propongono un ripensamento del rapporto con lo spazio urbano torinese e il tempo: uno spazio “svuotato” e un tempo “sospeso”. I tempi del lockdown hanno permesso di rendere Torino il soggetto di un grande scatto fotografico totalmente inedito, dai tempi di esposizione straordinariamente dilatati. Queste condizioni eccezionali hanno consentito di restituire una visione lenta e un lavoro di documentazione inedito e meditato, concentrato su uno spazio urbano cristallizzato e quasi immutabile. Raramente Torino ha potuto essere raccontata attraverso un’assenza così totale e diffusa che non è mero vuoto, ma consente di costruire un nuovo racconto urbano.

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Non ha prodotto vuoto ma introdotto altri possibili modi di affrontare il racconto urbano.

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È stata quindi un’occasione per rileggere i luoghi che hanno maggiormente costruito l’identità di Torino, nel passato più remoto e più recente, dando alla città una posizione all’interno di una geografia fatta di funzioni, pesi e valori. Sono stati selezionati luoghi a cui la prolungata assenza di movimento ha regalato una nuova vita, temporanea e silenziosa, da indagare nei suoi nuovi valori, documentando e raccontando aree estremamente diverse fra loro: dalle piazze e gli edifici aulici del centro storico alle periferie del secondo dopoguerra, oggi abitate e ormai semiabbandonate dall’industria in ritirata; dalle grandi infrastrutture di accesso a Nord e a Sud della città alle nuove icone della contemporaneità, come i grattacieli simbolo per eccellenza del lavoro di ufficio, o Porta Susa, monumento ai nuovi collegamenti ad alta velocità; dal mercato di Porta Palazzo, solitamente brulicante luogo di incontro di nuova e consolidata immigrazione ai nuovi poli commerciali.

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L’apparente assenza della vita, delle persone e del loro movimento ha consentito di restituire Torino nelle sue scenografie più pure, senza distrazioni, rumori di fondo o distorsioni, aprendo a nuove e diverse possibilità di relazione tra gli spazi antropizzati e gli spazi naturali. Gli spazi sono così rigerarchizzati, riordinati nei loro valori e gradi di complessità. L’opportunità offerta dal lockdown in questo senso è quasi catartica, in molti modi purificatrice sia della città che degli sguardi che vi si possono rivolgere. La depurazione dallo scorrere della vita, fatta di persone, spostamenti, ingorghi e movimento, ha restituito lo spazio a una visione più limpida e consapevole della sua dimensione, delle sue forme, dei suoi limiti e delle sue potenzialità. Il risultato è un ritratto privo di giudizio, che pone domande senza dare risposte.

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Un’ ulteriore selezione di fotografie dallo stesso progetto, sono esposte anche nella sede di Urban Lab, piazza Palazzo di Città 8f, Torino fino al 31.12

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Fabio Oggero:
Nato a Torino si laurea in architettura presso la Facoltà Architettura di Torino, collabora con diversi studi di progettazione e aziende di product design. Si concentra sull’importanza dell’immagine fotografica in campo architettonico e diviene fotografo di architettura collaborando attualmente alla realizzazione di portfolio di architettura per una committenza essenzialmente progettuale. Il lavoro fotografico di Fabio Oggero si identifica nella ricerca iniziata dalla scuola di Dusseldorf espressa dal progetto americano dei New Topographics e – ancora prima – dalle esplorazioni della “nuova oggettività germanica” della Neue Sachlichkeit dei primi anni venti. Ispiratori della sua ricerca sono Gabriele Basilico, Andreas Gursky, Thomas Struth, Hélène Binet e Todd Hido.

L’ingresso, gratuito e aperto al pubblico, sarà regolato in base alle vigenti normative anti Covid 19.